Il mondo di traverso

A proposito del nazionalismo vaccinale e dei busillis locali, questa mattina a radiopop un Romano Prodi un tantino abbacchiato provava “nostalgia di un’Onu potente”. Che coordinasse la produzione e la distribuzione dei vaccini – il compito di Covax nel caso dei paesi a basso e medio reddito – nel rispetto delle regole sottoscritte.

“E’ un desiderio. Invece il mondo va di traverso,” sospirava, ogni paese si dà regole proprie.

Sospirano in coro l’Oms, mezza dozzina di agenzie dell’Onu, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione mondiale del commercio, per sua natura contro il protezionismo, che da un mese predica inascoltata una “terza via” fra brevetti sì e brevetti no. Ngozi Okonjo-Iweala – sua nuova presidente ed ex presidente dell’Alleanza globale per i vaccini – lo diceva alla BBC (e non solo):

  • possiamo concedere la produzione ai paesi per avere forniture adeguate e al contempo garantire che le questioni di proprietà intellettuale siano risolte.

Faceva l’esempio del Serum Institute of India, l’azienda privata che produce il vaccino AstraZeneca con fondi pubblici. Non sapeva ancora che il governo Modi avrebbe deciso di destinarlo prima agli indiani.

L’accordo sulla proprietà intellettuale è nel limbo da decenni, dubito che i paesi membri del WTO ricomincino a negoziarlo perché sono morte di covid 2,5 milioni di persone. D’altronde il libero mercato è spietato ma mica cretino. E’ vero che i vaccini di massa rendono poco, ma se ne vendono tanti: ogni anno enti pubblici o filantropici ne comprano per circa $60 miliardi.

Esistono già altre vie per raddrizzare un po’ il mondo senza praticare un nazionalismo che non conviene né alle multinazionali né ai paesi ricchi tanto più se sprovvisti degli impianti necessari (Romano Prodi diceva che servirebbero almeno sette mesi per attrezzare quelli esistenti in Italia) o un protezionismo che viola le regole del WTO.
Un mese fa, per esempio, Sanofi e Novartis hanno deciso di produrre la “materia prima” per il vaccino Pfizer-BioNTech. Dubito che ci rimettano.

Su Nature di oggi, Gavin Yamey – che usa la teoria dei giochi in modelli per assegnare i vaccini con maggior efficienza – fa notare che mentre scriveva, erano state somministrate 191 milioni di dosi:

  • più di tre quarti in 10 nazioni soltanto, che rappresentano il 60% del prodotto interno lordo globale. In 130 nazioni con 2,5 miliardi di abitanti, non è stata fatta una sola iniezione.

Oggi non è più così vero. Le iniezioni sono oltre 200 milioni, il mondo andrà di traverso ma è un’impresa straordinaria lo stesso. E Covax ha iniziato le consegne: ieri in Ghana sono arrivate 600 mila dosi dell’AstraZeneca made in India (un’altra priorità di Modi essendo di sfidare la superpotenza cinese…).

  • Sebbene 190 nazioni partecipino a Covax, circa tre dozzine di paesi ricchi hanno comprato la maggior parte delle proprie dosi direttamente dai produttori invece che attraverso il gruppo d’acquisto Covax. Quest’ultimo intende comunque assicurarsi 2 miliardi di dosi entro fine 2021, ma paesi più ricchi ne hanno già comprate 5,8 miliardi – spesso prima che i trial clinici fossero completati – con accordi bilaterali. Covax viene spinta in fondo alla coda. 

E se resistesse alla spinta? Alle BigPharma non sarà sfuggito che gli USA restano nell’Organizzazione mondiale della sanità e che il governo Biden ha appena dato a Covax $4 miliardi. Come acconto, tanto per ricordare che esiste un’altra superpotenza…

In I numeri non mentono. Brevi storie per capire il mondo (nota) – un libro affascinante, almeno per me, grazie Einaudi! – Vaclav Smil riassume in tre pagine il consenso degli economisti sulla vaccinazione: è “l’investimento più remunerativo”, con in media un ritorno pari come minimo a 14 volte e “fino a 44 volte” la cifra iniziale:

  • Il guadagno più alto lo si ha nella lotta al morbillo: un ritorno 58 volte superiore alla spesa, con un’incertezza tra 29 e 105.

Dove il diritto alla salute è davvero garantito, mi sembra un ottimo argomento contro i brevetti e – per chi non l’ha ancora fatto – per firmare l’appello europeo “no profit on pandemic“.
Nota: titolo ingannevole, molte storie dimostrano il contrario.

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Sempre su Nature, raccomando l’articolo di Heidi Ledford sulla difficoltà di paragonare l’efficacia dei diversi vaccini. Tutti sono efficaci nel prevenire il covid grave e i decessi: erano i due scopi (end-points) dei trial clinici, prima che saltassero fuori le varianti.
Ma il covid lieve o moderato? Dipende dalle varianti (contro quella sudafricana, l’AstraZeneca non funziona)? Dalle fasce di età? Dalla stagione in cui si è svolto il trial perché se fa freddo la gente sta in ambienti chiusi e quando fa caldo sta all’aperto? Entro quanti giorni inizia la protezione? Quanto dura l’immunità conferita da una singola dose? Da due?

  • “A un certo punto sarà possibile avere una strategia per quali vaccini usare e dove,” dice Jerome Kim [il direttore dell’International Vaccine Institute a Seoul]. Ma per adesso i dati semplicemente non ci sono. “Osserviamo le cose mentre cambiano in tempo reale,” dice. “Il mese prossimo potremmo pensare qualcosa di molto diverso.” 

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C’è anche un paper per Andrea Idini. Riguarda l’asimmetria dei quark antimateria su e giù (i più abbondanti) osservati – molto indirettamente – dentro il protone. Dal punto di vista sperimentale, sembra tutto a posto, ma la differenza è un bel problema teorico: a quanto pare la cromodinamica quantistica non la spiega.
Agg. 26/02: Recensione di Andrea qui sotto.

Solar flair“, il gioco di parola in copertina si riferisce a una ricerca che migliora l’efficienza delle celle solari con certe perovskiti, così è quasi uguale all’efficienza di quelle al silicio. Escono decine di risultati simili ogni mese e non ho idea di quanto siano importanti per la produzione su scala industriale.

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Da Climalteranti è uscito in italiano l’articolo di Gavin Schmidt che avevo segnalato, sulle scommesse perse dai globalcoolisti.

2 commenti

  1. Interessante il paper del protone.
    Il fatto che LQCD non concordi con l’esperimento non e’ proprio nuovo, oltre a non concordare fra loro i modelli. C’e’ un’analisi in corso negli ultimi anni per queste discrepanze di vecchia data. Purtroppo e’ difficile collegare LQCD ad osservabili che non siano valutabili in modo “diretto” ( valori di aspettazione), come ad esempio l’energia. La densità di antimateria in questione ad esempio non essendo osservabile puo’ variare fra modello e modello e non c’e’ consenso su come trattarla. Pero’ credo che questi risultati possano far tornare in auge risultati prima scartati.
    La cosa molto molto interessante e’ una soppressione di alcuni canali necessari per la generazione di bosoni, nel testo citano Z. Questo potrebbe determinare un limite alla luminosità di futuri circular collider e compagnia. Chissa’! Sara’ interessante vedere come reagirà’ la comunita’.
    Segnalo uscito ieri su Nature questo https://www.nature.com/articles/s41586-021-03304-w#ref-CR3. Devo ancora leggerlo bene ma sembra un bel contributo a un vecchio problema di fissione che un po’ mette in dubbio il modello piu’ assodato.
    Anche grossa presenza italiana di Milano 😀

    1. Grazie Andrea, poi leggo anche la fissione.
      Per il protone, gli autori sembrano interessati alle reazioni di una comunità in particolare:
      These results affect the reach of a p–p collider, such as the Large Hadron Collider, for new physics.
      Non so come si dice “lattice QCD” in italiano, così ho semplificato – chiedo scusa.

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